lunedì 15 febbraio 2010

LE FILS PRODIGUE (Il figliol prodigo) 1975-76

Marc Chagall (1887 – 1985), straordinario artista di origine russa, ebreo esule in Francia e poi negli Stati Uniti, in fuga dalle persecuzioni naziste, ha attraversato correnti artistiche come il cubismo, il surrealismo, l’espressionismo, traendone degli spunti, ma mantenendo sempre una poetica autonoma.
Stupefacente in quest'opera è la modernità dei costumi dei protagonisti, mezzo che Chagall utilizza per attualizzare la parabola narrata nella Bibbia.
La scena è ambientata in un villaggio russo, con l'intera popolazione riunita ad osservare il ricongiungimento del padre con il figlio.
Qui Chagall, ed è quello che colpisce, chiama il villaggio a raccolta. Sembra che l’intero borgo di Vitebsk si sia precipitato all’aperto, lungo la strada principale per assistere all’incontro tra padre e figlio, incontro che occupa più della metà della tela, e per partecipare alla festa. Questo figlio era perduto ed è stato ritrovato, era morto ed ora è tornato alla vita.
Il padre qui ritratto è chiaramente segno del Padre divino, ma conserva tutta la tenerezza umana di un padre terreno che corre incontro al figlio perduto e, ora, ritrovato.
L’atteggiamento del capo dice la profonda umiltà e il rispetto di questo figlio che vive e ha vissuto l’esperianza diretta della fragilitá dell’io, mentre l’incrociarsi della mani suggerisce la serena certezza che anima i due di essere indissolubilmente legati da un sentimento che supera gli eventi della storia e i tradimenti.

“Dio tu che ti cieli nelle nuvole,
o dietro la casa del calzolaio,
fa che la mia anima,
anima dolorosa di ragazzo balbuzziente, si riveli,
mostrandomi la strada.
Non vorrei essere uguale a tutti gli altri;
voglio vedere un mondo nuovo.”
Marc Chagall 1931

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