domenica 14 marzo 2010

Racconto: il dandy e la bandiera

C’era una volta una cittadina, graziosa e tranquilla. Per amor del vero, il dandy del villaggio doveva ammettere che ormai essa era decisamente molto più tranquilla che graziosa.
Il dandy si ricordava bene che la sua cittadella un tempo era stata segnalata come “la culla delle teste calde”. Ripensava a quando si trovava con gli amici del lavoro e del birreria al comune per ascoltare le poche idee dei consiglieri, in piazza per discutere con questo e con quello, si ricordava anche di quelle belle baruffe accese e in un certo senso esteticamente molto apprezzabili, cominciate solo per difendere un amico o un idea, un’esperienza vissuta con altri, un partito o una fede. Il dandy se ne ricordava bene, anche se, dopo l’arrivo del nuovo sindaco, tutto sembrava esistere solo nel ricordo.
Quest’ultimo era un ometto piccolo in vero, non solo di statura, ma anche di cuore e di testa. Il dandy lo aveva visto arrivare nella cittadella con le sue ditte, la sua squadra di calcio, le sue catene di supermercati. Il piccolo uomo si era in seguito accorto che il canale locale “telecittadella” non era dei più seducenti, e così aveva anche deciso di comprare una, due, tre reti televisive piene di ragazzette danzanti e di ometti più piccoli ancora del piccolo sindaco, per evitare la lesa maestà.
Ma quello che preoccupava di più il dandy era che il piccoletto, non contento, aveva anche comprato quelle belle poltrone a tutti i piccoli cittadini della piccola cittadella, perché ci si potessero accoccolare sopra e vedere quella minuscola televisione. 
Così nessuno aveva più il tempo ne la voglia di vedere gli altri. Tutti erano sulla loro poltrona, decisi a restarci. Neppure Tony aveva più voglia di discutere col dandy o di pensare a come aggiustare le cose che nella cittadella non funzionavano più. Il dandy doveva ammettere che solo quel nuovo sindaco continuava, pavoneggiandosi, a fare cose, accumulare beni, chiamare altri piccoli ometti al suo fianco, nei suoi ranghi, i quali però, avendo le gambe troppo corte e il cuore troppo piccolo per raggiungerlo subito, ci mettevano del tempo a arrivare, non riuscendo a organizzarsi per raccogliere tutte le loro firme. Ma il piccoletto non se ne curava, tanto nessuno gli avrebbe detto nulla. Egli aveva tutto il tempo per configurare la cittadella e i suoi abitanti a sé.
Assorto in questi pensieri, il dandy era ormai giunto nella piazza principale, dove la bandiera della cittadella sventolava ancora, incurante di aver perso ogni valore.
Il dandy iniziò allora a tirare la corda, fino a quando la bandiera arrivò a mezz’asta, in segno di lutto.
Racconto popolare, XXI secolo, autore sconosciuto, disperso in mare.

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