martedì 8 marzo 2011

La madre, Pelagia Vlassova

Nuovo anno, tempo di novità. Così nasce questa rubrica, che ha l’intento di presentare personaggi, la cui vita, concretamente, abbia quella particolare meraviglia che è sempre di aiuto agli altri. Non è infatti la meraviglia l’unica cosa che spinge all'azione, al movimento e, quando necessario, al cambiamento?
Le grandi scoperte non nascono, infatti, dal desiderio di ricercare qualcosa di strabiliante, ancora nascosto? E lo stesso si può dire per l’intraprendere uno studio, un viaggio, la conoscenza di una persona e moltissime altre cose. Le persone che verranno qui descritte, non avranno, necessariamente, vite avventurose o improbabili. Non c’è infatti stupore più grande che vedere qualcuno che riesca a vivere, in maniera extra-ordinaria, un’esistenza assolutamente nella norma: essere in grado, cioè, di vivere realmente le cose, in profondità, senza lasciare che scorrano e applicando a tutto un giudizio proprio e unico, e, se serve, diverso da quello che viene dato normalmente. Il personaggio di questo numero non ha un volto definito, potrebbe essere chiunque, tu, io, il ragazzo che vedo sempre solo all'università o quella ragazza che è sempre in compagnia di moltissime amiche. Il suo nome è: la madre, Pelagia Vlassova.

Questo personaggio viene descritto da Bertolt Brecht, nella sua omonima opera teatrale. La storia racconta la morte del figlio di questa donna, durante la rivoluzione russa del 1905. In principio lei, fortemente contraria al coinvolgimento del figlio nel movimento di rivolta, si ritroverà poi, spinta soprattutto dall'affetto per lui, a collaborarvi. La cosa che più impressiona, nel leggere di questo personaggio, è vedere il suo cambiamento dopo la morte del figlio: inizialmente sarà straziata, si ritroverà a maledire quel mondo che, per le sue ingiustizie, le ha portato via il figlio, ma alla fine, arriverà a capire che quella stessa orribile situazione, era stata l’unica cosa che l’aveva unita a lui. Davanti all'immenso dolore per la perdita del figlio, il cui motivo razionalmente non riesce a spiegarsi, questa donna è in grado, però, di vedervi un positivo. La madre stessa, infatti, sottolinea che solo lavorando per uno scopo comune, loro due si erano davvero, profondamente, avvicinati. L’unità che nasce in questo modo è, come traspare dal racconto, molto più forte della semplice comunanza data dai legami di sangue. Certo questo modo di vedere le cose, sembra essere in totale disaccordo con il pensiero comune dominante… e forse lo è. Normalmente infatti, si tende a creare un rapporto solo con chi ci è già, in qualche modo, legato, oppure con chi ci è simpatico in quel momento, con chi ci “fa comodo” tenere vicino in quel momento, sempre pronti però a disfarcene appena questo diventi un peso. Pelagia Vlassova, invece, ci mostra come si possa creare, o ricreare, un rapporto più autentico con qualcuno, lavorando con lui perché porti a compimento quel compito che vede essergli stato affidato, e, così, realizzi se stesso. Sono quindi questi due aspetti, del vedere un positivo anche dove sembra non esserci, e dello scoprire una vera unità con qualcuno, che più impressionano e meravigliano di questo personaggio, spingendo chi legge a desiderare di viverli nella propria vita, o almeno a tentare. Per concludere vorrei lasciare una frase dello stesso autore, tratta da un’altra opera, che credo possa fare da filo conduttore per questa rubrica: “Avete ascoltato e avete veduto ciò ch'è abituale, ciò che succede ogni giorno. Ma noi vi preghiamo: se pur sia consueto, trovatelo strano! Inspiegabile, pur se normale! Quello che è usuale, vi possa sorprendere!” E lo stesso si può dire per l’intraprendere uno studio, un viaggio, la conoscenza di una persona e moltissime altre cose. Le persone che verranno qui descritte, non avranno, necessariamente, vite avventurose o improbabili. Non c’è infatti stupore più grande che vedere qualcuno che riesca a vivere, in maniera extra-ordinaria, un’esistenza assolutamente nella norma: essere in grado, cioè, di vivere realmente le cose, in profondità, senza lasciare che scorrano e applicando a tutto un giudizio proprio e unico, e, se serve, diverso da quello che viene dato normalmente. Il personaggio di questo numero non ha un volto definito, potrebbe essere chiunque, tu, io, il ragazzo che vedo sempre solo all'università o quella ragazza che è sempre in compagnia di moltissime amiche. Il suo nome è: la madre, Pelagia Vlassova.

Tratto dal giornale The Others, febbraio 2011.

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