giovedì 13 febbraio 2014

Chiesa di S. Fosca a Torcello

Prima di Venezia, la città di Torcello era la più grande della laguna Veneta; era quella che teneva i rapporti con Ravenna e con Bisanzio, ed ospitava migliaia di persone. Ora di questa antica potenza non rimangono se non due chiese e un ponte, testimoni di come Venezia era, prima di diventare lei stessa una potenza.
Una di queste chiese è S. Fosca. Guardandola, vengono in mente tanti riferimenti ad altre chiese, dal Pantheon, a S. Vitale, a S. Sofia, a S. Stefano Rotondo: tutte quelle chiese che si costruiscono intorno a un centro, e non in direzione lineare. 
S. Fosca è il prototipo di S. Marco, con la sua croce greca, il suo portico bizantino, la sua cupola bassa e larga.
Forse nel XII secolo possedeva più ornamenti, ma quello che importa è che ora ne rimane soltanto uno scheletro di mattoni e una cupola di legno, che mostrano, sia fuori che dentro, una geometria che è più di un semplice accostarsi di forme pure. Il portico ottagonale circonda la croce greca. Il quadrato centrale fora con gli spigoli il cilindro della cupola, ed esce a mostrarsi. Nessun orpello decorativo disturba la comprensione della forma.
All'interno, il passaggio dal quadrato centrale al cerchio della cupola è risolto con una doppia concavità, che alleggerisce la struttura e movimenta tutto quanto, come una chiesa barocca senza stucchi e quadri.
All'esterno, c'è un abside principale che ricorda l'architettura islamica o il romanico pugliese. Colonnine stilizzate reggono tutto un gioco di archetti e cornici realizzate ponendo in maniera fantasiosa mattoni e pietre, fino al bordo superiore fatto a triangoli, in una decorazione che, anche se non naturalistica, riesce ad essere giocosa e bella.
Ma ciò che fa apprezzare di più questa chiesa è la relazione con la cattedrale di Torcello e con il verde e l'acqua, e il pensiero che una chiesa che sorgeva nella piazza principale di una potenza del Mediterraneo ora è un gioiello sperduto in campagna, in un isola di una laguna.

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