domenica 8 marzo 2015

San Salvador città

E' difficile, andando a San Salvador, capitale dello stato centroamericano di El Salvador, che il vedere la città non si trasformi nel classico turisticheggiare sulla povertà, il fotografare muri scrostati che piacciono solo agli europei, per quella loro atmosfera da altri tempi. Purtroppo, non si può fare finta di non essere noi stessi, perciò quello che ho visto e il mio distinguere il bello dal brutto è sicuramente falsato da questo intellettualismo.

Questa città è circondata da montagne e vulcani, ed il verde vi entra dentro in mille buchi del costruito, anche nelle zone più densamente abitate; le strade sono poste su griglie ortogonali, collegate da autostrade e tangenziali che vi corrono in mezzo, fra cui la Panamericana, la strada che collega l'Alaska alla Terra del Fuoco. Ad una vista panoramica, sarebbe impossibile riconoscere un centro storico, vista anche la bassa elevazione degli edifici: questi sono di uno o due piani e presentano alla strada un semplice  muro diversamente colorato o decorato, con una porta e una finestra. 
Il paesaggio urbano è definito da questi muri bassi, che negli incroci delle strade accompagnano la vista dell'automobilista tramite angoli curvi, da onnipresenti cartelloni pubblicitari ed elettorali, da grattacieli residenziali isolati, da alberi fioriti, da centri commerciali modernissimi, da cavi elettrici e telefonici, da baracche di lamiera, da autobus degli anni '70, da vigilantes armati a guardia dei parcheggi privati.
In questo tessuto in fin dei conti regolare, si incontrano parti di città impreviste, che si sviluppano da sole come parassiti delle piante: sono le comunidad spontanee, insediamenti in forma di strade dritte ai cui lati corrono due file di case. Tali costruzioni vengono provvisoriamente costruite in lamiera, e quando se ne presenta l'occasione, vengono poi rifatte in blocchi di calcestruzzo o in mattoni. Hanno una sola stanza in cui vivono genitori, figli e figli dei figli; alcune fungono anche da bottega di falegnameria, pupuseria o sartoria. Tutta la comunidad, una volta che il comune si accorge della sua presenza, viene circondata da mura ed isolata; e, in quelle più isolate, fioriscono le maras, organizzazioni criminali da cui vengono accalappiati tutti i giovanissimi di questa zona.
Il centro della città ha un'architettura bellissima, tanto estranea a quella europea da non sembrare un vero centro storico. Qui l'altezza media delle costruzioni è di tre piani: il piano terra possiede una tettoia che copre i passanti dal sole onnipresente. La fantasia delle soluzioni fa sì che non vi sia una costruzione uguale ad un'altra, pur essendo inserite in isolati quadrati e tutti uguali. Asimmetria, angoli curvi, colori vivaci, finestre ampie o muri pieni, fanno lo stile Salvadoregno degli anni '60-'70, tra l'Art Decò ed il modernismo. Tutte le costruzioni più antiche della città sono state distrutte dai vari terremoti che vi sono capitati; è questa notizia, che Wikipedia ti fornisce tanto facilmente, a dare il pregiudizio che la città non valga nulla dal punto di vista artistico.
Perla del centro storico è la chiesa El Rosario, di cui DaSeyn ha già fatto una recensione (Iglesia el Rosario, San Salvador).
La "periferia" (che è tutt'altra cosa rispetto alla mia idea di periferia) mescola complessi modernissimi (università e centri commerciali, soprattutto) e quartieri residenziali, spesso organizzati in colonias circondate da mura e sorvegliate da guardie. Le strade sono percorse dai pickup enormi, dai suv, dagli autobus, e da migliaia di bambini ed anziani a piedi. Il sole fortissimo rende belli i colori accesi delle case, che sembrano scelti da bambini pescando a caso in scatole di pennarelli. Le insegne delle multinazionali dei Fast-Food, le pubblicità dipinte sui muri delle case, gli slogan religiosi appesi su striscioni, fanno pensare che qui la grafica e l'architettura non siano due cose tanto differenti.
Appena finisce la città c'è la foresta, un paesaggio selvaggio tagliato soltanto dalle autostrade, al cui interno non si individua nessuna casa o fattoria; e spaventa, il pensiero dell'uomo che per primo costruisce qualcosa nella foresta.

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