giovedì 14 maggio 2015

Giotto, Ultima cena


Il silenzio è importantissimo, ma non è il vuoto. Noi siamo abituati, nella società, alla confusione, per cui un attimo di silenzio ci sembra il vuoto, ci fa paura incontrare noi stessi nel profondo. Invece è necessario scontrarsi con se stessi, con la propria ansia e la propria angoscia, con la propria debolezza e anche con la propria storia. Dentro a questo, poi, parlare con il mistero. 
Il silenzio non è il vuoto, ma il tuo dialogo con la realtà che permane sempre misteriosa, e ti sta facendo sempre, in ogni istante. Con la semplicità di cuore ed il silenzio riempito di questo, la vita si riempie della sostanza della vita stessa, che è il mistero.
Nel dipinto di Giotto che rappresenta l'ultima cena, Giovanni ha la testa appoggiata sulla spalla di Gesù. Questo è l'abbandonarsi, l'offrire ed il domandare. Un silenzio così è riempito della presenza di un Altro. Il silenzio è atteggiamento intelligente, non è che uno si debba ammutolire, perché se c'è bisogno di parlare, uno parla, ma il silenzio vero è spazio riempito di questa offerta e domanda, ed anche della memoria e del ricordo di ciò che lo muove o l'ha mosso, di quello che di positivo è successo e che l'ha spronato.


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